lunedì 23 dicembre 2013
Natale del '43 a Roma
Le mille luminarie di cui gli alberi sono adorni
Le insegne iridescenti dei neon dai mille colori
Disegnano nel cielo stelle dai preziosi contorni
Bianche fumate, irreali arabeschi, scintillanti fiori
Giù dalla piazza Vittorio, dove c'è il mercato
s'alzano, alte ed insistenti, grida di imbonitori
Di festoni e leccornie ogni banco è dotato
L'aria si riempie di persistenti nuovi odori
Gli odori inebrianti ed aspri degli agrumi
si spandono giungendo alle narici
mescolandosi al profumo dei dolciumi
recando ai tuoi sensi attimi felici
Senti che vengon da dentro il giardino
le voci gioiose dei bimbi e delle madri
Impiegano le vacanze del Natale vicino
giocando a mosca cieca o a guardie e ladri
Dalla Ciociaria ecco arrivare i musici pastori
col dolce suono del flauto e della cornamusa
Sono in tre e con le pecore vengono da fuori
Una tradizione che da sempre a Roma si usa
Bastava poco a recare un sorriso, un po' di gioia
Si aveva poco, ma era viva in noi la fantasia
Or che agli agi siamo abituati, spesso ci si annoia
Si vuol sempre di più con crescente bramosia
Voglio chiudere gli occhi e tornare col pensiero
a quando ben poco avevo e di molto ero senza
quando vedevo tutto più giusto e più vero
e nel cuore avevo tantissimi sogni e l'innocenza
R. Margareci
23-12-2013
sabato 21 dicembre 2013
Come nasce l’amore
Amore non si insegna, amore non si impara
Amore si trasmette, come un virus benefico.
Amore lo succhiamo, assieme al latte materno.
Amore cresce in noi ad ogni gesto d'amore
che ci viene profuso.
Ma se amore ci manca e non ci viene dato
l'amore che in noi, si ricopre di una crosta di indifferenza
che impedisce che esso possa crescere ed espandersi.
Il nostro cuore si atrofizza ed i sentimenti buoni
vengono aggrediti e soffocati da quelli brutti.
L'invidia, le gelosie, la diffidenza cercano di far morire
questo nostro povero amore.
Ma non muore ne morirà mai.
E' li, come fuoco soffocato, che cova sotto la cenere
e basta un soffio di tenerezza che ti può dare chi ti ama
per farlo divampare, più vigoroso di prima.
R. Margareci
21-12-2013
lunedì 16 dicembre 2013
Amori e povertà
Panchina del parco, confusa nel verde
del parco cittadino, rivolta ad occidente,
dove il sole tramonta e tra i monti si perde
lasciando per terra lunghe ombre spente
Testimone silente di amori appena nati.
Ospitato hai gli abbracci, raccolto l'ardore,
di giovani innamorati, di teneri fidanzati,
di coppie di amanti, frementi d'amore.
Quanti giuramenti, quante bugie sussurrate
Quante promesse, quante grandi illusioni
Quanti progetti, quante speranze coltivate
Quante lacrime, quanti amari bocconi
Il tuo ospite adesso è un uomo derelitto
è solo, non ha casa e non ha famiglia
ha perso ogni suo avere, ogni diritto
ad un umano più non rassomiglia
Lacero, sporco, dei suoi stracci vestito
La barba incolta, ma lo sguardo fiero
L'aspetto scarno e il corpo denutrito
Il viso smunto e pallido come un cero.
Le labbra arse e nelle ossa ha il gelo
Il freddo invade il suo misero cuore
Su di te stende il suo sacco a pelo
perché è ora assalito dal torpore.
Pochi sono gli oggetti che lui reca
in quella sdrucita sacca rattoppata
Sono i ricordi di una sorte bieca
che gli ha dato una vita scombinata
Se tu, nelle tue aride fibre di legno,
per un supremo incanto del creatore,
trattenuto hai per magico disegno
il calore di quelle estasi d'amore,
cedine un poco al povero tapino
affinché possa scaldare il suo cuore,
che addolcisca il suo crudo destino,
che trovi nei suoi sogni un po' d'amore.
R. Margareci
16-12-2013
Testardo
Non mi lusingano apparenze preziose
Non mi blandiscono false parole
Non mi scalfiscono invidie velenose
Amo chi agisce alla luce del sole
La pioggia mi bagna, il vento mi asciuga
Indifferente al mondo che ho attorno
Nessun timore può mettermi in fuga
Delle critiche non m'importa un corno
Proseguo imperterrito per la mia strada
Nessun ostacolo fermerà il mio cammino
Qualunque cosa faccia, ovunque io vada
Per unica guida, avrò il mio destino.
R. Margareci
16-12-2013
giovedì 12 dicembre 2013
Morte di un soldato italiano in Russia
Avanza Mario,
affondando i piedi nella neve alta.
Ha per divisa degli stracci inadeguati
che non lo proteggono dalle intemperie.
La sua maglia di lana grezza gli irrita e punge la pelle,
ma non gli da nessun calore, nessun tepore.
I suoi piedi avvolte nelle pezze fradice,
prigionieri di vecchi scarponi chiodati,
sono intirizziti.
Avanza Mario,
avanza nella neve.
Sulle spalle porta il suo fucile ed uno zaino
con le sue poche, povere cose.
Avanza Mario
ed assieme a lui, muti fantasmi
avanzano i suoi compagni, morti viventi
nel deserto ghiacciato di un suolo straniero.
Di tanto in tanto accanto a lui, qualcuno cade.
Ma ormai non ci si ferma più !
Avanza Mario,
ormai febbricitante, il delirio l'assale.
Anela al suo casolare, al caldo del camino di casa sua.
Desidera sorseggiare una bevanda calda
che sciolga il ghiaccio che lo invade
e che sta giungendo al suo cuore.
Il suo pensiero alla famiglia,
al sole della sua terra, al suo mare.
Sogna l'abbraccio della sua donna, ecco la vede:
E' la ! E' la !
E' la, sull'uscio, che lo attende con le braccia aperte !
Anche Mario apre le sue per rispondere all'abbraccio.
Ma si affloscia e cade.
Sono le braccia della Morte, che lo accolgono in un sonno eterno.
Non avanza più Mario !
Addio Mario, soldato italiano, morto lontano dalla tua Patria, in suolo straniero disperso nella sconfinata pianura russa !
R. Margareci
12-12-2013
Il Sogno e la Realtà
Premessa
Quando la prepotenza di qualcuno, che cerca di sottomettere un suo simile, la ribellione e una sacrosanta ragione, ma spesso ciò non è sufficiente, perché la giustizia non è di questo mondo e non prevale la ragione, ma la potenza fisica o economica.
Cosa può far allora chi è schiavizzato, oppresso ed impotente a potere reagire se non rifugiarsi nel sogno !
Nel sogno si rifugiano gli schiavi delle piantagioni di cotone e dal loro sogno nascono gli spirituals, meravigliosi canti in cui essi, con la schiena curva a raccogliere il cotone, ma con il volto rivolto al cielo cantano ed invocano il divino con note pervase di tristezza e nostalgia per un passato di libertà perduto, ma anche un canto di gioia per un futuro che non vedono, ma è pieno di speranza. Speranza per un futuro migliore.
Speranza per un futuro da uomini liberi.
Nel sogno si rifugiano i prigionieri deportati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, nel meraviglioso film “Train de Vie”, per sfuggire all’incubo di una prigionia piena di soprusi fisici e morali, ai quali la mente non può adattarsi, senza perdere il senno.
Il Sogno e la Realtà
Lungi da me la frenesia del mondo
Non voglio vivere tra questa gente
che prende tutto e non lascia niente
ignorando chi passa a loro attorno
Sfruttamento, profitto, speculazione
stanno torchiando l’uomo indifeso
Alla giustizia non si da alcun peso
Chi è povero, non avrà mai ragione
Voglio sperare in un tempo migliore
Voglio sognare un mondo più bello
Dove il fratello rispetti il fratello
Dove regni soltanto gioia e amore.
Queste sono le cose di cui ho bisogno
ma la realtà mi nega questo volo
e tutto ciò può restare, ahimè, solo
un irreale e impossibile sogno.
R. Margareci
12-12-2013
venerdì 15 novembre 2013
La volpe assassina
Un giorno un contadino, per fare quattro passi
si avviò nella campagna e si addentro nel bosco
ma tra gli arbusti secchi ed il fogliame fosco,
scorse a un tratto una volpe nascosta tra i sassi
Acquattata tra l'erba, confusa e un po' spaurita
Il suo sguardo era dolce, ma sotto il suo artiglio
ben fermo tratteneva un tenero coniglio
col pelo insanguinato e ormai privo di vita.
Disse allora l'uomo piegato sui ginocchi
Non ti vergogni, o volpe, non ti é di alcun peso
di recar tanto male a un essere indifeso ?
Gli rispose la volpe, fissandolo negli occhi:
Di esser cattiva, non ne ho affatto intenzione,
se io la preda uccido, lo faccio per bisogno,
e di fare del male, nemmeno me lo sogno
mentre se l'uomo uccide lo fa per vocazione !
R. Margareci
15-11-2013
sabato 9 novembre 2013
Risveglio in montagna
Alzarsi la mattina
ed aspettare il sorgere del sole
Aprire la finestra e rabbrividire piacevolmente per l'aria fresca
che invade la stanza.
Respirare quell'aria pulita
a pieni polmoni.
E' ancora buio,
ma già i primi chiarori del sole nascente
tingono di rosa, le cime dei monti
ed un lieve chiarore inizia diffondersi
nel cielo e sempre più si espande.
Ora il silenzio che regna
è rotto dal canto di un gallo.
Dal campanile della chiesetta nella valle arrivano i primi rintocchi delle campane
che chiamano i fedeli alle prime funzioni religiose del mattino.
Il sole ormai si mostra in tutto il suo splendore.
I suoi raggi si posano sui petali dei fiori,
che si schiudono al suo bacio
caldo ed invitante
ed il loro profumo inebriante arriva alle narici.
Sulla pianta di lavanda
le api si posano a suggerne avidamente, il nettare.
Le piante, fremono,
quasi a sgranchirsi dall'ozio della notte.
Spettacolo unico e meraviglioso
che solo la natura può dare.
R. Margareci
09-11-2013
mercoledì 6 novembre 2013
Davanti al Camino
Crepitano le fiamme rosse nel camino
si alzano dai ciocchi faville scintillanti
Noi li sul divano l'uno all'altra vicino
mano nella mano, come teneri amanti
Con noi i ricordi del nostro passato
E parliamo di noi, dei nostri due figli,
di tutto ciò che ci ha accompagnato.
Sommessamente, con flebili bisbigli
E rievocando quei fatti e le emozioni,
la commozione ben presto ci prende
e come se ascoltassimo dolci canzoni
dagli occhi una lacrima furtiva scende
Siamo qui da soli, ma è dentro di noi
la pienezza della nostra vita insieme
Tutto ciò che io voglio e che tu vuoi
Tutto ciò di importante che ci preme.
Arde la fiamma e la legna si consuma
Teneramente ci assopiamo sul divano
La realtà nel sogno lentamente sfuma
Sempre tra le mie mani è la tua mano !
E parliamo di noi, dei nostri due figli,
di tutto ciò che ci ha accompagnato.
Sommessamente, con flebili bisbigli
E rievocando quei fatti e le emozioni,
la commozione ben presto ci prende
e come se ascoltassimo dolci canzoni
dagli occhi una lacrima furtiva scende
Siamo qui da soli, ma è dentro di noi
la pienezza della nostra vita insieme
Tutto ciò che io voglio e che tu vuoi
Tutto ciò di importante che ci preme.
Arde la fiamma e la legna si consuma
Teneramente ci assopiamo sul divano
La realtà nel sogno lentamente sfuma
Sempre tra le mie mani è la tua mano !
R. Margareci
06-11-2013
06-11-2013
lunedì 4 novembre 2013
Non piangere...
Non piangere !
Le lacrime che rigano il tuo viso
sono bianche perle di tenerezza
che si tramutano in strali e trafiggono
simili ad aghi sottili, il mio cuore .
Non piangere !
Le tue lacrime sono cristalli fatati
capaci di sciogliere ogni durezza
che blocca ogni slancio spontaneo
del mio cuore arido ed indurito.
Sorridi !
Il lieve sorriso che rischiara il tuo viso,
apre le finestre chiuse della mia anima,
spazza le nubi che offuscano la mente
squarcia le tenebre ed i miei timori.
Abbracciami !
Le tue braccia sono corde di seta,
che mi avvincono in dolce prigionia,
nel tuo abbraccio sento il battito del cuore
ed il calore che riscalda l'anima.
Baciami !
Il tuo bacio è il suggello di un'intesa
è l'apoteosi dei nostri sentimenti.
E' un fresco sussurro a fior di labbra,
che placa questo anelito d'amore
R. Margareci
04-11-2013
mercoledì 16 ottobre 2013
Vivere nel futuro, convivere col passato
Dritto procedo per la mia strada.
E' necessario che avanti vada
Reco il fardello del mio passato
di ciò che era, di ciò che è stato
In esso ripongo i fiori e i frutti
dei giorni più belli dei giorni più brutti ,
tutte le ansie, tutti i dispiaceri ,
tutte le gioie, tutti i pensieri
Gli amori trovati, gli amori perduti,
gli amori desiderati e mai vissuti,
le mie rinunce, ciò che ho perduto,
tutte le volte che restai muto
Tutti i ricordi del mio passato,
tutte le impronte di ciò che è stato.
Vado imperterrito verso il futuro
anche se è breve, anche se è oscuro.
Ma in esso regna ciò che io sogno,
tutte le cose di cui ho bisogno.
Le mie speranze, le mie passioni,
i miei desideri, le mie illusioni.
Solo in avanti il mio sguardo è proteso
e dei miei anni non sento il peso.
Vado guidato dalla mia coscienza,
ma della speranza non posso far senza.
R. Margareci
16-10-2013
domenica 13 ottobre 2013
Innamorarsi
Fermati un istante, ed ascolta il tuo cuore !
Ascolta le mille cose che ha da dirti,
le mille cose a cui sei rimasto sordo !
Lascia che la dolcezza sciolga le corde,
che tengono, imprigionate, le tue parole.
Prendi la sua mano ed incamminati, con lei,
lungo i viali fioriti dell'innamoramento.
Gli occhi tuoi nei suoi, i suoi nei tuoi.
Lasciati andare !
Dille che l'ami !
Abbracciala !
Ascolta, nel silenzio, il palpito dei vostri cuori:
Il tuo ed il suo che battono, all'unisono.
Baciala sulle labbra tremanti di passione !
Respira il suo respiro !
Assapora l’essenza di quell'attimo
che ha un nome breve e grande: Amore.
R. Margareci
13-10-2013
martedì 8 ottobre 2013
Montagne
Cime eterne innevate dei monti di levante
illuminate dal vivido sole dell’alba nascente
che riflettono la rosea luce abbagliante
giù nella valle verso il colle a ponente
Verdi abeti dai rami verso il cielo svettanti
Flessuose betulle che costeggiano il viale
Edere verdi sui vecchi tronchi rampicanti
Bianco sentiero che verso il monte sale
Fragranza balsamica di resine colate.
Profumo misto di erbe umide e di fiori
giungono alle narici, dal vento portate.
Dalla terra esalano intensi gli umori.
Ti addentri nel bosco tra il fitto fogliame,
respirando l’aria fresca a pieni polmoni
Nel cuore appagato, per sempre, rimane
il ricordo indelebile di quelle sensazioni.
Ti inerpichi, procedendo per il ripido sentiero
e sali fino ad arrivare alla vetta del monte.
Sei ora li , ormai giunto, a due passi al cielo
Ammiri il panorama che ti si para di fronte.
Li nella valle, la torre, la chiesa, il campanile
Più a destra il ponte di legno sul ruscello,
un gruppo di case uno steccato, un ovile
Più in alto i resti di un vecchio castello.
Sembra il paesaggio ridotto e distante
Le persone sono simili a piccole formiche
che vanno e vengono in modo incessante
Tornano a casa per riposar dalle loro fatiche
Come tutto quanto ti appare lontano e piccino !
Ti sembra di essere il padrone dell’universo
Allarghi le braccia per stringerlo a te vicino
Adori quell’immensità in cui ti senti perso.
R. Margareci
08-10-2013
domenica 6 ottobre 2013
Un salto nel passato
Mi chiamo Vincenzo Scalisi, ho 28 anni, sono single, disoccupato e vivo da solo a Messina in una casa al secondo piano in via delle Monacelle 13, casa lasciatami dai miei genitori.
Vivacchio, facendo qualche lavoro saltuario come imbianchino, idraulico, elettricista o qualsiasi cosa mi possa capitare.
La vita da solo mi fa spesso pensare e fare voli con la fantasia, ma una cosa così, non mi era mai capitata.
Quella sera dovevo avere mangiato pesante.
Sarà stata la peperonata o il fresco vinello di Alcamo, ma non riuscivo a prendere sonno.
Mi giravo e rigiravo nel letto, cercando di contare le pecore, ma dopo averne contate un migliaio, ero sveglio come prima.
Mi alzai per bere un bicchier d'acqua per calmare l'arsura e nel bagno gli occhi mi caddero su un tubetto di colore azzurrino, posto sulla mensola sotto lo specchio.
Lo presi per esaminarlo.
Era un sonnifero ma non mi ricordavo neanche di averlo.
Non ricordavo di averlo mai comprato e tanto meno di averlo messo li.
Di solito i medicinali li tengo in un armadietto, sempre nel bagno.
Lo guardai meglio e vidi che il prodotto era scaduto da più di un anno.
Cercavo disperatamente di ricordare e mi sovvenne che qualche anno prima il dentista, che mi aveva estratto un molare, mi aveva prescritto un antidolorifico e forse assieme a quello mi aveva prescritto anche un sonnifero, che poi non avevo usato.
Sul come poi fosse finito sulla mensola, mistero fitto.
Stavo per gettarlo nel cestino, quando mi ricordai che i medicinali scaduti, non fanno male. Al massimo perdono di efficacia.
Decisi di rischiare e provare.
Scartai l'involucro, aprii il tubetto,.
Conteneva dodici capsule gommose di colore ambrato.
Ne presi una, la misi in bocca e la ingoiai, aiutato da un sorso di acqua.
Spensi la luce del bagno e tornai a coricarmi, ma dato che il sonno non arrivava accesi il piccolo televisore che avevo sul comodino.
Trasmettevano "Porta a porta" trasmissione abbastanza noiosa, l'ideale, pensai, per conciliare il sonno.
Non so quanto tempo fosse passato ma ad un tratto mi resi conto che le trasmissioni erano finite, ed al posto dello schermo, era rimasta la sola porta da dove entravano gli ospiti.
La porta era diventata smisuratamente grande fino e prendeva l'intera parete.
Incredulo allungai la mano per toccarla, ma la porta cedette e mi trovai nella strada.
Ma come ? Feci tra me e me.
Come faccio a trovarmi per strada, se abito al secondo piano e non ho percorso nessuna scala ?
E perché sono vestito, mentre dovrei essere in pigiama ?
Non mi raccapezzavo proprio e mi voltai a guardare indietro e la mia bocca si spalancò per lo stupore.
Al posto del palazzo di cinque piani c'era una piccola casa di un solo piano e di fronte a me una vecchia porta, senza pulsanti o citofono, ma solo con un vecchio battente in ferro, con una testa di leone.
Era semi buio ed il tutto era rischiarato solo da una pallida falce di luna.
Strinsi gli occhi per vedere meglio l'ambiente che mi circondava.
Era un paesaggio insolito che non avevo mai visto.
A destra un basso muretto. A sinistra una siepe e di fronte, affiancato da due file di alberi, un lungo viale di cui non vedevo la fine. Dietro la casa una fitta boscaglia che formava una macchia oscura.
Non sapevo che pesci pigliare.
Rientrare non era possibile.
La porta era chiusa e sapevo che dentro non c'era nessuno che avrebbe potuto aprirmi.
Non avevo scelta, dovevo cercare qualcuno che potesse aiutarmi a rientrare in casa, ammesso che quella fosse ancora la mia casa.
Presi il coraggio a quattro mani e mi avviai guardingo e titubante per il viale dinanzi a me.
Camminai, camminai, ma senza incontrare anima viva. Cominciava ad albeggiare ed un tenue chiarore penetrava tra i rami degli alberi.
Poi, man mano sempre più forte arrivò alle mie orecchie un brusio.
Camminai ancora è sbucai in una piazza, affollate di persone che stavano allestendo i banconi di un mercato.
Le scene di mercato non erano nuove, per me, che amo spesso alzarmi ed andare in giro molto presto, ma quella scena aveva qualcosa di insolito.
I banconi erano i soliti, il pesce e la frutta pure, ma le persone no.
Erano vestite, come avevo visto solo in cartoline e quadri del primo 900.
Le donne mi colpivano in particolare. Portavano gonne lunghe fino ai piedi. Sopra le bianche camicette, quasi tutte portavano un corpetto ed in testa un fazzoletto che avvolgeva i capelli.
Osservavo incredulo ed incantato quella scena. Intanto il tempo passava ed il mercato cominciava ad affollarsi anche di massaie e di visitatori, che venivano a fare le compere.
Tra questi mi colpì un signore distinto che indossava una redingote color prugna ed un paio di pantaloni a righe verticali bianche e nere. Ai piedi un paio di scarpe ricoperte da due ghette bianche color crema ed in testa un panama bianco con una fascetta nera.
Lo seguiva una donna, probabilmente la domestica, che riponeva nella sua sporta di paglia, ciò che l,uomo andava man mano acquistando.
Mi parve la persona più adatta a darmi delle informazioni, mi feci coraggio e mi avvicinai a lui .
- Scusi signore, mi può dire l'ora ?
Mi guardo, come se avesse visto un ramarro, spuntare da un muro. Probabilmente il mio vestito ed il mio aspetto era completamente diverso da quello degli altri.
Poi si ricompose e trasse dal panciotto un orologio a cipolla.
- Secondo il mio oriolo, dovrebbero essere le dieci e mezza.
- Grazie signore, ma di quale anno ?
Qui il distinto signore perse del tutto la sua imperturbabilità.
Strabuzzò gli occhi e mi apostrofò :
- Ma giovanotto, avete perduto il lume dell'intelletto ?
- Oggi è il 27 Febbraio del 1908 !
Ringraziai e mi allontanai, ma sentivo sulla mia nuca lo sguardo sospettoso di quell'uomo.
Bighellonai un po' nel mercato e dato che mi era venuta un po' di fame, mi misi le mani in tasca e trovai un paio di monete da un euro. Mi avvicinai al banco di un fruttivendolo e chiesi delle arance.
Il fruttivendolo dopo avermi guardato, come un marziano, a causa dell'abito, quando vide gli euro, che gli porgevo, per pagare si convinse che dovessi esse almeno straniero.
- Nun su boni sti muniti, nun valuno nenti, ma si pigghiassi puru l'aranci. I muniti ci dugnu a me figghiu pi iucari...
( Non sono buone queste monete, non valgono niente, ma prenda pure le arance. Le monete, le darò a mio figlio per giocare.)
Presi le arance e me ne andai a sedere su una panchina sul lungomare.
Mi era faticoso anche mangiare gli spicchi di quelle arance.
Pensavo sempre a quella strana situazione in cui mi trovavo.
Non riuscivo a capire come mi ci ero cacciato dentro e non trovavo il modo di come venirne fuori.
E pensando, pensando giunse la sera.
Ero stanco per le emozioni e per avere camminato tanto senza metà.
Dovevo cercare un posto dove potere riposare.
Lo trovai sotto l'arcata di un ponte dove passava il treno.
Era un piccolo spiazzo erboso.
Mi tolsi la giacca e la ripiegai come fosse un cuscino e mi adagiai per riposare.
Mi addormentai subito di un sonno profondo e senza sogni, ma ad un tratto mi svegliai di soprassalto con una domanda inquietante .
Ma che giorno ha detto quell'uomo che era oggi ?
Il 27 Febbraio del 1908 ?
Ma allora domani, anzi oggi è la data del grande terremoto che distrusse Messina e Reggio !
Non feci in tempo a pensarlo.
Erano le 5,21 di Lunedì 28 dicembre 1908 ed una serie di scosse e boati cominciavano a distruggere la cittadina. Il terremoto ed il maremoto poi sia sussultorio, che ondulatorio di era una violenza inaudita
Cercai di trovare scampo e riparo da qualche parte ma inutilmente.
Un muro mi venne addosso e mi travolse.
Sentivo il peso di quel muro, che mi teneva imprigionato e non riuscivo a liberarmene.
Poi qualcosa cedette.
Il muro ?
No !il lenzuolo in cui ero inviluppato e mi svegliai sudato ed ansimante nel letto della mia stanza.
Era stato solo un brutto sogno ! Un incubo !
Colpa del sonnifero avariato ?
Chi lo sa ?
R. Margareci
06-10-2013
venerdì 4 ottobre 2013
Giancarla
Avevi un fiocco in testa, le guance rosa,
occhi azzurri di mare e naso piccolino
Con te io ci giocavo ogni mattino
giù nel cortile, inventando ogni cosa
Avevamo quattro anni e a noi dintorno
il mondo pazzo di una brutta guerra
ma noi incuranti a "tutti giù per terra"
con gli amici nel nostro girotondo
Mi risuona ancora il tuo riso argentino
quando sul bianco collo ti solleticavo
e ridevi, ridevi finché non mi fermavo
Come ricordo il tuo viso birichino !
Forse amor non si prova a quell'eta
ma tra noi due c'era lo stesso
qualcosa che definir non posso
Amicizia, affetto e complicità
Se il primo amore non ci scorda mai
anche scordare te non è da meno
Chissà se il mio ricordo porti in seno
Il tuo è sempre in me. Ma tu lo sai ?
R. Margareci
04-10-2013
mercoledì 2 ottobre 2013
Non rinunciare all'Amore
Devi credere sempre nell'Amore.
Se tu hai lasciato chi ti amava
o chi ti amava ti ha lasciato,
quello non era il vero Amore.
L'Amore è reciprocità,
è una catena che avvince con dolcezza
e ti rende felice di esserne preso,
di esserne schiavo !
L'Amore vero inizia e cresce sempre,
giorno per giorno, ora per ora.
Se ami chi non ti ama, non è Amore
è solo il fuoco della passione,
che rapida si accende e rapida si spegne.
Se un abbandono ha lasciato le piaghe
che non si sono ancora rimarginate.
se gli strali del dolore hanno trafitto
la tua anima ancora sanguinante,
non permettere che la cocente delusione
soffochi i tuoi slanci, i tuoi sentimenti.
Lascia che il tempo sani le tue ferite
Lascia le porte aperte del tuo cuore.
ed aspetta, aspetta con fiducia
C'è sempre un Amore che nasce
per ogni altro Amore che muore !
R. Margareci
02-10-2013
venerdì 27 settembre 2013
Se guardo il mio passato...
Non tornerò indietro sui miei passi.
Non cercherò di trovare strade nuove,
I percorsi della non breve mia vita
me li ha dettati in silenzio il cuore.
Non mi assalgono rimorsi o rimpianti
Non ho alcuna remora o pentimento
Dei miei giorni brutti e belli, trascorsi
ricordo ogni istante, ogni momento
Non mi pentirò di nessuno dei miei atti
Non rinnegherò nessuna delle mie azioni
Se tornassi al mondo, ancora una volta
Rifarei di nuovo tutti gli stessi errori.
La cruda verità, in pieno io la rifiuto
Voglio viver di sogni, guardando le stelle
e non affondar nell'oscura melma
di una grigia realtà che mi opprime.
R. Margareci
27-09-2013
martedì 24 settembre 2013
Tenerezza
E' sera.
Abbiamo cenato e guardiamo la tv.
Tu seduta sulla poltrona, io sdraiato sul divano.
Il mio sguardo si distoglie dalla tv e si posa su di te.
Il programma e noioso e ti sei leggermente assopita.
Guardo te, i tuoi capelli d'argento, i tuoi occhi socchiusi
ed un senso di tenerezza mi invade.
Penso a tutti i giorni belli e brutti degli anni passati assieme.
Nel mio cuore ci sono tante belle cose che vorrei dirti
ma non ci riesco e forse non te le dirò mai.
Vorrei ringraziarti di essermi stata vicina nei momenti tristi,
di avere sopportato i miei malumori è tollerato i miei difetti,
di avere riempito le mie giornate con la tua presenza.
L'amore è questa dolce catena che mi ha avvinto a te
in questi meravigliosi cinquantadue anni.
Non ho paura di affrontare l'estremo momento
ma ho il terrore di lasciarti sola.
Non so se ci sarà un aldilà, ma non posso pensare
che le nostre anime non debbano incontrarsi più.
Forse potremo rivivere nel ricordo dei nostri figli e nipoti...
Grazie, compagna della mia vita !
R. Margareci
24-09-2013
lunedì 23 settembre 2013
Invecchiare assieme
L'amore stende una dolce benda sui tuoi occhi
e non ti fa vedere i segni inesorabili del tempo che passa.
Quando ci si guarda con gli occhi del cuore,
per i quali, il tempo ed i luoghi non esistono,
è come il primo giorno, quando si è provata,
quella strana sensazione, che ha cambiato la tua vita.
Il vivere assieme, giorno dopo giorno,
rafforza il rapporto ed agli ardori della gioventù,
subentra un senso di tenerezza e di protezione
che ti fa godere delle gioie della persona amata
e dolerti per i suoi dispiaceri.
Sentirne la presenza è già sufficiente a fare sentire
piena e con uno scopo la tua giornata.
R. Margareci
23-09-2013
venerdì 20 settembre 2013
Odio o Amore ?
Perché odiare ?
L'odio è un sentimento che ti pone
in uno stato di agitazione,
che ti riempie di rabbia e di livore.
Ti fa stare male e nuoce a te stesso,
più che agli altri.
Crea una barriera tra te e l'oggetto del tuo odio,
irta di chiodi, che impedisce ogni ripensamento,
ogni riconciliazione.
La tua mente è ottenebrata
e non riesci a vedere più la realtà,
deformata dalla lente aberrante
del tuo odio.
Perché amare ?
Anche l'amore ti mette in uno stato di agitazione,
ma è un'agitazione che ti rende euforico,
fa palpitare il tuo cuore e ti fa stare bene.
Amare una donna, un amico, un animale che ti è fedele,
la natura che ti circonda, il luogo in cui vivi,
un'opera d'arteche ti affascina con la sua bellezza,
una dolce musica, che accarezza il tuo orecchio.
Amare, anche chi non conosci,
e non considerarlo un potenziale nemico,
ma un compagno di viaggio
di questo breve percorso che è la nostra vita,
col quale convivere in armonia.
Amare non è un regalo per gli altri
ma per te stesso,
perché solo così sarai in pace col mondo
e con te stesso.
La tua coscienza ti farà dormire sogni tranquilli.
R. Margareci
20-09-2013
mercoledì 18 settembre 2013
Fratellanza
La bellezza non ha confini di colore e di razza.
Ma la bellezza ed il colore sono solo esteriorità.
In tutti gli esseri viventi il sangue e rosso !
Tutti proviamo gioie. Tutti proviamo dolori.
Tutti proviamo le stesse piacevoli emozioni
quando qualcosa di bello ci sfiora.
Il sorgere del sole, un bel tramonto,
il sorriso di un bimbo,
lo scodinzolare festoso di un cane
Tutti proviamo gli stessi timori,
le stesse paure quando qualcosa
ci minaccia o ci è oscura.
La perdita di chi ci è caro,
il peso di una vita priva di mezzi,
l'incertezza del domani.
In questo mondo, che ci ospita
per un tempo breve come
lo spazio di un mattino
una sola cosa può darci forza:
La convinzione che ti vive accanto
non è qualcuno di cui diffidare,
non è un nemico da isolare
ma un compagno di viaggio
che se ha bisogno potrai aiutare
e che potrà aiutarti, se avrai bisogno.
Il segreto della vita, in fondo e cosa semplice,
ma non sempre riusciamo a coglierlo.
R. Margareci
18-09-2013
lunedì 16 settembre 2013
Rimanere bambini
Essere bambini non solo questione di età
Essere bambini è uno stato mentale
Entusiasmati per le novità, cerca di sapere
L'ignoranza rende gretti e meschini.
L'ignoranza ti fa credere di sapere tutto
e di non avere niente da imparare.
Non smettere mai di essere bambino
Non smettere mai di essere curioso
Non permettere che le ragnatele del tempo
avvolgano il tuo cuore e lo rendano arido.
Il futuro è aperto dinanzi a te e ti aspetta.
Corri incontro ad esso a braccia aperte
con fiducia entusiasmo e speranza.
Fai in modo che quando la nera signora
verrà con la sua inesorabile falce,
trovi davanti a se un essere vivo
e non un inutile giunco da estirpare.
R. Margareci
16-09-2013
domenica 15 settembre 2013
Cos'è la poesia
Cosa é mai la poesia ?
Poeta non è solo chi scrive versi.
Poeta non è chi è cinto di allori.
Poeta é chi sa ascoltare il cuore
Poeta é chi in uno sguardo vede l'anima.
Poeti sono quelli che non sono miopi
nel guardare ciò che ci circonda
Poeti sono quelli che non si limitano a guardare
l'aspetto e l'apparenza delle cose.
In tutti gli uomini alberga la capacità di cogliere
il bello, il buono, il divino,
quel quid che rende il normale, eccezionale.
C'è poesia nello spettacolo di un'alba che sorge,
quando i primi raggi del sole tingono di rosa
le cime dei monti ed il cielo si infiamma.
C'è poesia nella visione di un tramonto
quando il sole va a coricarsi dietro ai monti
e la coperta della notte avvolge il creato
in un soffice abbraccio che invita al riposo.
C'è poesia nel canto degli uccelli quando
solcano il cielo festosi
C'è poesia in un fiore che, umido di rugiada
si schiude accarezzato dai raggi caldi del sole.
C'è poesia in un insetto, che si posa su un fiore
e ne sugge avidamente il nettare.
C'è poesia nella mamma che stringe il suo bimbo al seno
e lo guarda, con occhi amorevoli,
cercando di infondergli serenità e sicurezza.
Tutto il mondo é poesia e tutti gli uomini sono poeti.
Gli altri sono ciechi che non hanno aperto gli occhi.
R. Margareci
15-09-2013
giovedì 12 settembre 2013
Parole nel Vento
Sussurra le tue parole e affidale al vento
Affidagli i tuoi pensieri più reconditi e veri
Il vento non sa leggere, ma li porterà con se
li porterà lontano, senza perderne il senso
Giungeranno alle orecchie di genti lontane
di tante razze, di tante nazioni di tante lingue
e di svariati idiomi di tanti credi, di tante religioni
Chi avrà il cuore puro e la mente aperta
saprà coglierne il messaggio, il significato.
I sentimenti non richiedono un traduttore
Come magico diapason risuoneranno
Le labbra si schiuderanno in un sorriso
ad accogliere il messaggio recepito
Gli altri sentiranno passare in quel momento
solo una leggera, effimera folata di vento
R. Margareci
12-09-2013
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