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martedì 18 febbraio 2014

A mia Madre


Solo io venni al mondo tra amore e dolore,
piangendo, per il distacco dal grembo materno,
per avere lasciato di mia madre il calore,
privo del conforto di un amore paterno.

Smisi di piangere e tornai ad essere sereno,
quando alla fine, lavato, pulito e vestito,
mia madre mi prese e mi strinse al suo seno.
Tra le sue braccia,mi sentii, ancora, a lei unito.

In quei due anni, su me, riversò il suo amore
e sentendo arrivare la sua fine incalzante,
si fece ritrarre con me stretto al cuore.
Smunto il suo viso e ormai febbricitante

Una sera di febbraio mi diede il suo addio,
cedendo all'implacabile morbo, che la minava.
Aveva solo ventotto anni e diciotto mesi io.
Solo un bellissimo vago ricordo mi restava.

Lei che sorrideva, curva sul mio lettino
con i capelli sciolti e una vestaglia a fiori
Questo è l'unico ricordo di un bambino
rimasto solo, ormai, senza i suoi genitori.

R. Margareci

18-02-2014

mercoledì 5 febbraio 2014

Ricordi d'infanzia - Chi è che grida ?


Quando ero bambino a Roma, negli anni dal 42 al 44, frequentavo le scuole elementari in via Ariosto.
Durante l'orario delle lezioni, dall'attigua via Torquato Tasso, dove si trovava un commissariato di Pubblica Sicurezza, provenivano spesso grida disumane.
Noi chiedevamo alla nostra maestra il perchè di quelle grida
Lei ci rispondeva: "Non fateci caso... sono solo degli ubriachi !".
Da bambini ingenui ci credevamo e poi per noi tutto ciò che diceva la maestra era oro colato.
Ma poi dopo alcuni anni leggendo dei libri e guardando alcuni documentari, venni a conoscenza dell'orribile verità.
Quel commissariato era anche il centro di raccolta dei prigionieri politici e le grida erano dei prigionieri torturati dalla Gestapo e dalla polizia fascista.

R. Margareci

05- 02-2014

martedì 4 febbraio 2014

Ricordi di Infanzia - Gli ultimi giorni di guerra


Sono nato nel 1936 a Roma e da bambino mi sono trovato nel bel mezzo di una guerra e tutte le comodità o i piaceri banali, di cui neanche ci accorgiamo, erano praticamente sconosciuti.
I viveri erano razionati e con la tessera annonaria avevi la possibilità di acquistare 125 grammi di pane al giorno e se si aveva meno di 10 anni un quarto di litro di latte.
Pure l'acqua era razionata ed occorreva fare la coda alle fontane pubbliche per riempire qualche recipiente.
Chi aveva la fortuna di conoscere qualcuno che abitava in campagna poteva avere qualche uovo o un po' d'olio, genere molto raro e richiesto. Per il resto cio che si poteva trovare al mercato erano delle verdure e poca frutta.
La carne era una cosa rara che si mangiava nelle grandi occasioni.
Ad onor del vero, si poteva trovare di tutto al mercato nero, ad un prezzo esagerato e non era raro il caso in cui per comprare un genere di conforto, occorreva vendere anzi svendere qualche prezioso di famiglia.
Lo stesso avveniva per il vestiario.
I cappotti andavano rivoltati e per proteggere le suole delle scarpe si mettevano sui tacchi e sulle punte i ferretti.
Ma non erano soli questi gli inconvenienti.
Si andava a dormire mezzo vestiti, perchè erano sempre in agguato i bombardamenti.
Ed appena gli osservatori avvistavano l'arrivo dei bombardieri facevano suonare le sirene che ti svegliavano di soprassalto..
Bisognava allora saltare giù dal letto e recarsi al piu vicino rifugio portandosi dietro un po' di acqua ed un po' di pane, perchè non si sapeva quanto potesse durare l'allarme.
Noi, di solito, poichè abitavamo in via Re Boris, attualmente via Filippo Turati, ci recavamo in una cava abbandonata dietro Santa Maria Maggiore all'Esquilino e ci sedevamo su improvvisati giacigli, creati con delle vecchie coperte o stracci, aspettando il suono liberatorio del cessato allarme.
Ricordo una delle ultime volte.
Suona l'allarme e partiamo per il rifugio, ma le bombe cominciano a cadere e non facciamo in tempo a raggiungerlo.
Ci infiliamo in un portone e ci adagiamo sugli scalini.
Ma il cessato allarme non giunge.
Siamo rimasti due giorni e due notti in quel portone grazie all'aiuto degli abitanti del palazzo, che ci offrivano quel poco che potevano offrirci e permettendoci di usare i loro servizi igienici.
Poi quando, finalmente, potemmo uscire, si presentò ai nostri occhi una scena orrenda. Diversi militari morti a terra.
Uno dovemmo quasi scavalcarlo perchè ostruiva il passaggio.
Questi ricordi nella mente di un bambino rimangono indelebili.

R. Margareci

04-02-2014